giovedì 31 gennaio 2008

LETTERA DAL MIO AMICO MAURIZIO


Da qualche giorno a questa parte, leggendo il mio amico
ho notato una cupezza che non gli è consueta.
Ne ho parlato con lui, chiedendogli come stesse.

E lui mi ha scritto.

Ed ha lasciato il segno.

Ho chiesto la sua autorizzazione a pubblicare qui i suoi pensieri.

Trovo che una tale potenza, mista a crudezza ma anche a raffinatezza da vero scrittore, debba essere letta, comunicata, donata ad altri.

Ecco il mio amico Maurizio.


"....Le sfere ipocondriache dell'umore agitano i sonni dei forti.

Sfido chiunque a rimanere se stesso mentre la barca affonda.

Tempo addietro mi montò la rabbia. Ora cerco nuovi argomenti.

Un governo è caduto, deceduto già prima di andare alle elezioni, deceduto da una legge elettorale che il popolo aveva scelto e dei figli di mignotta l'hanno modificata a proprio piacimento.

Ora si riparla, si straparla, si vomitano sentenze su come la nuova legge elettorale dovrebbe essere richiamando il volere del popolo. Ma il popolo già si spresse. Merde. Sono tutte merde.

La rabbia monta. Monta e s'affloscia, mentre nei miei pensieri allargo le braccia e mi ripeto: "che cazzo ci vuoi fare? che cazzo ci vuoi fare?". Nulla.

Ho un problema.

Vedere lo sfascio.

M'infastidisce vedere lo sfascio. L'impunità. La faccia di gomma. L'omertà coscienziosa di stampo mafioso dei servi.

Questo derivava il mio berserk. I miei post guerrieri. Il mio sproloquiare contro il potere che, modellato sulla delinquenza, mette in bella mostra soprammobili terribili. Giornali dalle pagine bianche. Imprenditori che arraffano. Banche che spemono clienti. Politici immuni che negano l'evidenza. La chiesa che nega il moto di rivoluzione terrestre(ovviamente quest'ultima affermazione è metaforica).

La rabbia monta e monta anche la voglia d'espressione.

I post si fanno fitti ed incazzati.

Poi la rabbia smonta e mi sento come il granchio che, spolpato da denti e lingue e bocche fameliche, guarda in alto contemplando nella sua vuotezza la pancia piena del carnefice.

E' come una esplosione. Depositate le ceneri e i detriti non rimane nulla. Polverizzato da rabbia e tumulto. Una piccola guerra insomma.

Detto questo non è che devi immaginarmi alle prese col rasoio per tagliarmi i polsi. Sia ben chiaro.

La stabilità mentale è salda, lo è sempre stata e (spero) sempre lo sarà.

Non ho in mente gesti eclatanti per manifestare il mio disappunto come far cadere mezzo milione di palline a Trinità dei Monti, me ne basterebbero poco meno di 1500. La politica non mi avvelena il sangue. Non mi devi pensare come un fanatico di destra o manca che vuole spaccare tutto. Un attivista.

Devi solo pensare che lavorare spacca la schiena. E io mi son rotto di massaggiare quella altrui. Quella dei possibili e probabili collusi, dei possibili e probabili mafiosi, dei possibili e probabili divoratori di quella speranza che ancora rimane. E che si riverbera in tutta la vita civile, sociale.

Il discorso per il Vaticano è lungo e tortuoso. Mi sembra di avere a che fare con un bambino che vuole i leccalecca degli altri ma non vuole spartirne un poco del suo. Mi sembra di avere a che fare con un muro di gomma. Con un eterno Family Day dove Cosimo Mele parla per ore facendosi fare un pompino da Moana Pozzi (pace all'anima sua).

Mi sembra di essere davanti alla negazione della vita.

La chiesa si esprime.

Ha il diritto di farlo dicono tutti. Bene. Allora "il Tutti" hanno diritto di esprimersi sulla chiesa. Ma no. Questo non si può fare.

Sei un antidio se lo fai.

Un papa alla sapienza che parla di dio è e deve essere accettabile, ma un astrofisico che parla a San Pietro no.

Voglio Stephen Hawking a San Pietro che parla di come (secondo scienza) l'universo si è creato, voglio Welby (un esempio per citare tutti coloro che hanno gravi difficoltà) ancora in vita che a San Pietro parla auspicandosi di potersi alzare un giorno da quel letto e respirare coi propri polmoni perchè la ricerca medica (anche tramite l'uso di staminali) glielo ha permesso, voglio una coppia a San Pietro. Magari sposata davanti a quel dio, a quell'altare che nella sua monumentale sacralità si esprime fra le colonne del Bernini. Voglio una coppia innamorata, sposata, retta, fedele, in poche parole a prova di Vaticano, che non può aver figli ma che ne desidererebbe uno. Li voglio vedere parlare. E dire che sono costretti ad andare all'estero per vedere soddisfatto un sogno d'amore.

Perchè un capo spirituale che non tiene conto delle diversità del suo gregge è cieco.

E chi è cieco non può guidare.

E forse, non è troppo lontano da quel fondamentalismo che tanto fa paura a tutti.....".

1 commento:

Anonimo ha detto...

lettera tanto amara
ma così vera...

Pssavo per un salutino ;)